Viterbo è così…


Viterbo è così: un pezzo di qualcosa, appoggiato da una parte.
Qualcosa che significava, che una volta aveva valore, qualcosa che rappresentava storia, avi.

E invece ora è solo un posto che serve a far replicare la politica, null’altro.
Perchè la politica, poi, così ci tratta! Sia la città che i cittadini, sono qualcosa che è lì, poggiati, dimenticati.
Roba che serve solo a loro.

Voglio dire, non può essere altrimenti.
Perchè dal 4 marzo, dopo le politiche, qui, in questa città , non sono stati capaci di formulare un programma di massima, di gestire delle priorità , figuriamoci un nome, un candidato.
Sono persino arrivati a interpellare i politici di Roma per sapere cosa fare.

Capito? hanno chiesto a Roma, a quelli grandi, quelli grossi, quelli bravi.
E noi, qui, dovremmo ubbidire a chi decide per noi, solo perchè c’è un partito dietro? Perchè ce lo dicono loro? Ma scusate eh, ma che cazzo ne sanno loro di Viterbo, che cazzo ne sa ROMA di chi comanda qui, di quali sono le dinamiche, quali i problemi o di cosa vuole la gente?
E soprattutto che cazzo ne sanno loro di quanto ci hanno rotto i coglioni?
SI, regà , ci hanno rotto i coglioni!
Non ne possiamo più dei partiti, di questi personaggetti di merda, di questi infami scaldatori di sedie, di questa misera burocrazia da strapazzo mascherata da “intellighenzia”.

Ci avete fatto passare cinque anni da miserabili.
Miserabili. Voi e noi.

E adesso arriva un nuovo nome, un nuovo rampollo, uno doc. Magari ci dicono che lo farà per noi, perchè è di buona famiglia, e il partito, quello del nord, lo vuole per prendere quello che gli spetta di diritto. E si eh, dice che questa è la democrazia.
La proprietà transitiva della minchia!

Viterbo non spetta alla politica di Roma, spetta alla gente, a quelli che ci vivono e che hanno dei progetti per tutti, roba semplice, nient’altro che un briciolo di decenza. Si, decenza, quella che ici avete negato mascherandola come fosse un problema nostro.
Come le ordinanze dove dite che non è colpa vostra.
La decenza ci serve.
La nostra eh, la nostra.
La vostra l’avete persa da tempo.

Come quel cartello di peperino, poggiato su una balaustra a ricordare ciò che era.

Cazzo, questo ci serve. DECENZA!